Trattato sino-sovietico del 1950
Il "Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza sino-sovietico" è stato un trattato di amicizia firmato a Mosca il 14 febbraio 1950 tra la Repubblica Popolare Cinese e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche entrato in vigore l’11 aprile dello stesso anno, con una validità di 30 anni. Questo trattato annullava il precedente "Trattato di amicizia e alleanza sino-sovietico" firmato a Mosca nell’agosto 1945 dal rappresentante del governo della Repubblica di Cina e dal governo sovietico.
Il nuovo trattato fu firmato al Cremlino di Mosca dal primo ministro e ministro degli esteri della Repubblica Popolare Cinese Zhou Enlai e dal ministro degli esteri sovietico Andrej Vyšinskij. A partire dagli anni ’60, le relazioni tra Cina e URSS si deteriorarono, e il trattato rimase tale solo formalmente, senza più effetto pratico e non fu più rinnovato alla sua scadenza[1].
Panoramica

Nel dicembre 1949, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Mao Zedong, giunse a Mosca su invito di Stalin per visite governative ufficiali[2]. In seguito fu convocato a Mosca anche il premier e ministro degli esteri cinese Zhou Enlai, che raggiunse la capitale sovietica il 20 gennaio 1950, permettendo delle negoziazioni tra i due governi che si conclusero il 14 febbraio. Questo incontro istituzionale permise la firma del Trattato sino-sovietico di amicizia, alleanza e mutua assistenza assieme ad altri accordi ufficiali tra i due paesi come quello sulla Ferrovia orientale Cinese, dei prestiti economici sovietici alla Cina e un accordo supplementare al trattato d'amicizia già citato[3].
La firma del "Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza sino-sovietico" fornì, in una certa misura, un ambiente esterno favorevole alla neonata Repubblica Popolare Cinese, promuovendo una fase di "luna di miele" nelle relazioni tra Cina e URSS, che si svilupparono inizialmente in modo positivo e contribuirono alla costruzione di un’amicizia permanente e indistruttibile tra i due Paesi. Il 3 aprile 1979, il governo cinese annunciò ufficialmente che il trattato firmato nel 1950 sarebbe scaduto un anno dopo dichiarando di non prolungare la validità dell’accordo con l’Unione Sovietica venendo definitivamente abrogato nel 1980[4].
Preludio storico
Il Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza sino-sovietico, firmato nel 1950, venne stipulato in contrapposizione al precedente "Trattato di amicizia e alleanza sino-sovietico" firmato il 14 agosto 1945 tra il precedente governo nazionalista cinese del Kuomintang e quello dell’Unione Sovietica, nonché agli accordi annessi riguardanti la Ferrovia orientale Cinese.
Il Trattato Sovietico-Cinese del 1945 fu conforme ai negoziati tra Unione Sovietica, Stati Uniti e Regno Unito che raggiunse un accordo con la Conferenza di Jalta. La Conferenza di Jalta, avvenuta nel febbraio 1945 (pochi mesi prima del termine della Seconda Guerra Mondiale), è ritenuta da molti storici un preludio alla Guerra Fredda, poiché gli interessi imperialistici angloamericani conflittavano spesso con le posizioni sovietiche mirate all'amicizia tra i popoli[5]. A Jalta fu riconosciuto all'Unione Sovietica dei diritti sull'utilizzo dei porti di Lǚshùnkǒu e Dalian, più caldi rispetto a quello di Vladivostok che in inverno rischia di essere ghiacciato e di conseguenza inutilizzabile.
L'accordo sino-sovietico del 1945 fu visto come ineguale da parte dei Cinesi, poiché la Cina si trovava in una situazione di totale svantaggio al momento della firma, inoltre la Cina temeva una possibile separazione del paese in due stati su iniziativa statunitense, attribuita erroneamenta anche all'Unione Sovietica, inoltre non vedevano di buon occhio il riconoscimento sovietico dell'indipendenza della Repubblica Popolare Mongola, il cui territorio era rivendicato dalla Cina allora governata dal Kuomintang di Chiang Kai-Shek[6]. La Cina rifiutò inizialmente di firmare il trattato, cambiando idea solo a seguito dell'incursione dell'Armata Rossa nel Manchukuo ed in Corea dovuta alla dichiarazione di guerra al Giappone da parte dell'Unione Sovietica che aveva appena trionfato nella Grande Guerra Patriottica. La Cina era preoccupata anche dal supporto sovietico ai partigiani coreani e cinesi, questi ultimi affiliati al Partito Comunista Cinese, principale nemico del Kuomintang con cui ha ripreso le ostilità in seguito alla resa del Giappone[7].
Nonostante la sua alleanza con i sovietici, anche il Partito Comunista Cinese criticava e condannava le posizioni prese dai sovietici e dagli angloamericani nel contesto della Conferenza di Jalta, di conseguenza i comunisti cinesi condividevano le crititiche e le accuse del Kuomintang al trattato sovietico-cinese del 1945. Le ostilità della Guerra Civile Cinese tra il Kuomintang nazionalista ed il Gongchangdang[8] comunista ripresero nel 1946. Con Mao Zedong in rappresentanza della prima generazione di leadership forte e matura del Partito Comunista Cinese, assieme al sostegno sincero delle masse popolari, in particolare dei cittadini delle zone liberate e dei contadini nelle aree controllate dal Kuomintang, i comunisti vinsero la guerra civile, proclamando la nascita della Repubblica popolare Cinese il primo ottobre 1949[7].
La vittoria della rivoluzione cinese cambiò radicalmente la configurazione geopolitica dell’Asia e dell’Estremo Oriente, costringendo l’Unione Sovietica a riconsiderare la propria politica estera verso la Cina. In un contesto segnato dalla Guerra Fredda, I sovietici ed i suoi alleati avevano bisogno dell'adesione della nuova Cina al blocco socialista per rafforzare il fronte antiamericano in Asia[9]. Dal canto suo, il Partito Comunista Cinese, sia nella presa del potere che nella sua consolidazione, necessitava del sostegno sovietico per contrastare l’intervento americano nella guerra civile ed impedire quindi un rovesciamento della nuova Repubblica Popolare. La Cina comunista, appena conquistato il potere nazionale, ambiva naturalmente a mantenere stretti legami di alleanza con l’Unione Sovietica, sia per motivi ideologici che per lo sviluppo economico del futuro Stato. Sebbene avesse ottenuto la vittoria militare nella guerra civile, il nuovo governo si trovava di fronte a una situazione economica disastrosa, con enormi sfide nella ricostruzione e nell’amministrazione del Paese. La leadership cinese era profondamente preoccupata, ed il sostegno sovietico appariva come l’unica speranza concreta, soprattutto considerando che la Cina era in uno stato di conflitto con i Paesi occidentali[10].
Tuttavia, le modalità concrete per trasformare questo bisogno in un trattato formale erano oggetto di divergenze tra Cina e URSS: Stalin temeva scontri diretti con gli Stati Uniti in caso di danneggiamento dell'ordine stabilito a Jalta e procedette con cautela negli accordi di alleanza con la Cina. Mao, invece, intendeva affermare l’immagine di una Cina nuova, indipendente e sovrana, e sperava che la forma della nuova alleanza sino-sovietica potesse servire da modello per l’abolizione di tutti i trattati ineguali ereditati dal passato. Secondo Mao, partire dalla revisione del trattato con l’URSS avrebbe permesso alla nuova Cina di acquisire maggiore prestigio internazionale e di affrontare con più forza i trattati firmati con le potenze imperialiste in passato. Dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, la questione del trattato con l’URSS divenne una priorità assoluta per la politica estera e le decisioni diplomatiche cinesi. Fu così che Mao diede massima importanza alla questione e decise di avviare negoziati diretti con Stalin per la stipula di un nuovo trattato sino-sovietico[10].
Negoziati

Il 6 dicembre 1949 Mao Zedong partì con il suo seguito via treno per una visita ufficiale per l'Unione Sovietica. Gli scopi della visita erano congratularsi con Stalin per il suo 70° compleanno, scambiare opinioni sulla situazione geopolitica internazionale con i leader sovietici, firmare un nuovo trattato con l'Unione Sovietica e discutere su eventuali prestiti dall'Unione Sovietica alla Cina. Secondo le linee guida della nuova Cina, basate sui principi di “ricominciare da zero” e “pulire bene la casa prima di invitare gli ospiti”, anche i vecchi trattati sino-sovietici dovevano essere aboliti e sostituiti con nuovi accordi, per adattarsi ai cambiamenti della situazione internazionale e delle relazioni sino-sovietiche dopo la vittoria della rivoluzione cinese.
Durante la visita di Liu Shaoqi in Unione Sovietica del luglio 1949, Stalin aveva riconosciuto che i vecchi trattati sino-sovietici erano ineguali, e affermò che la questione poteva essere risolta in occasione della futura visita di Mao Zedong. Alla vigilia del viaggio di Mao, la parte cinese ribadì più volte nei colloqui con la controparte sovietica che si auspicava come risultato della visita la firma di un nuovo trattato tra Cina e URSS. Il 16 dicembre, la delegazione di Mao Zedong arrivò a Mosca e la sera stessa ebbe un incontro con Stalin per discutere le questioni principali di interesse reciproco. Mao Zedong sollevò per primo la questione della pace, affermando:
Stalin rispose che al momento non esistevano minacce dirette alla Cina:
Questa valutazione di Stalin coincideva con quella della leadership del Partito Comunista Cinese in quel momento.
Successivamente, Mao sollevò la questione dei vecchi trattati sino-sovietici. Stalin rispose che quei trattati erano stati conclusi sulla base degli accordi di Jalta e avevano ottenuto l’approvazione degli Stati Uniti e del Regno Unito. Anche i territori delle isole Curili e dell’isola di Sachalin meridionale, che l’Unione Sovietica aveva ottenuto dal Giappone, erano stati assegnati secondo quanto stabilito a Jalta. Per questo motivo, non era opportuno modificare la legittimità dei trattati sino-sovietici, altrimenti si sarebbe fornita una base giuridica a Stati Uniti e Regno Unito per chiedere la revisione delle clausole relative alle Curili e a Sachalin.
Bisognava quindi trovare una soluzione praticabile: mantenere formalmente il trattato esistente, ma modificarlo nella sostanza. Per esempio, conservare formalmente il diritto dell’Unione Sovietica di stazionare truppe a Lüshun, ma procedere al loro ritiro secondo la proposta del governo cinese. Anche la Ferrovia Cinese di Changchun (la Zhongchang Tielu) poteva essere formalmente mantenuta, ma sostanzialmente riveduta nei suoi termini contrattuali. Mao Zedong espresse il suo accordo, affermando che la sola forza della Cina non era sufficiente a resistere all’aggressione imperialista, e che bisognava agire secondo ciò che fosse utile alla causa comune. Per il momento, non era necessario modificare i trattati, proprio come non era urgente ritirare le truppe sovietiche da Lüshun.
Tuttavia, Mao fece una proposta in tono diplomatico: pur riconoscendo che tenere conto della legittimità dell'accordo di Yalta era necessario, segnalò che l’opinione pubblica cinese riteneva che i vecchi trattati, essendo stati firmati con il Kuomintang, avessero perso il loro significato ora che quel regime era caduto. Stalin rispose che i trattati originari sarebbero stati modificati in ogni caso, probabilmente entro due anni.
Durante i colloqui, Mao Zedong sollevò anche la questione della liberazione di Taiwan, affermando che, a causa della mancanza di forze navali e aeree, l’Esercito Popolare di Liberazione non era in grado di portare a termine da solo l’operazione, e auspicava quindi che l’Unione Sovietica fornisse un sostegno, ad esempio inviando piloti volontari, per favorire una rapida liberazione dell’isola.
A ciò, Stalin rispose con cautela, affermando che un aiuto era possibile, ma che bisognava valutare attentamente la forma dell’intervento, soprattutto per evitare di offrire agli Stati Uniti un pretesto per intervenire. I due leader discussero anche di prestiti sovietici, questioni commerciali, e della pubblicazione in russo delle opere di Mao Zedong[12].
Il 21 dicembre, Mao Zedong partecipò alla celebrazione del 70º compleanno di Stalin e tenne un discorso come primo leader straniero a prendere la parola per fare gli auguri. Il 24 dicembre, Stalin incontrò nuovamente Mao Zedong per discutere questioni relative ai partiti fratelli asiatici, in particolare quelli di Vietnam, Giappone e India. Sebbene prima dell’incontro Mao avesse già fatto sapere tramite i collaboratori sovietici che la questione che gli stava più a cuore era il trattato sino-sovietico, Stalin non ne fece menzione durante il colloquio. Successivamente, i leader degli altri paesi, giunti a Mosca per festeggiare il compleanno di Stalin, cominciarono a ripartire, ma Mao Zedong rimase nella capitale sovietica, senza ricevere ulteriori inviti da parte di Stalin per altri incontri. Mao, profondamente deluso. espresse il proprio disappunto ai funzionari sovietici, dicendo che non era venuto in Unione Sovietica solo per fare gli auguri di compleanno, ma per concludere affari importanti.
Poiché dopo la partecipazione di Mao Zedong alle celebrazioni per il compleanno di Stalin non vi furono ulteriori notizie da parte cinese o sovietica su di lui, cominciarono a circolare varie speculazioni a livello internazionale. Alcune fonti anche occidentali diffusero persino la voce secondo cui Mao Zedong era stato posto agli arresti domiciliari da Stalin. Nel frattempo, i paesi occidentali iniziarono a rivedere la propria politica verso la Cina. Per esempio, India e Regno Unito si stavano preparando a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese.
Di fronte a questo stallo diplomatico che non poteva protrarsi ulteriormente, Stalin fu costretto a rivedere la sua intenzione iniziale di non abolire il vecchio trattato sino-sovietico. Per contrastare le voci diffuse dall’agenzia britannica, il 2 gennaio 1950, la Pravda pubblicò in prima pagina un’intervista dell’agenzia TASS a Mao. L’articolo rivelava esplicitamente che lo scopo della visita di Mao in Unione Sovietica era quello di risolvere questioni relative agli interessi della Repubblica Popolare Cinese, e in particolare la questione del trattato di amicizia e alleanza esistente tra Cina e URSS, la questione dei prestiti sovietici alla Cina, il commercio bilaterale e gli accordi commerciali tra i due paesi.
Quella stessa sera, Stalin inviò Molotov e Mikojan a incontrare Mao Zedong, per raccogliere il suo parere su come affrontare la questione del trattato sino-sovietico. Mao Zedong presentò tre proposte:
- Firmare un nuovo trattato di amicizia e alleanza tra Cina e URSS;
- Far pubblicare un semplice comunicato congiunto dalle agenzie stampa dei due paesi, in cui si affermava che le due parti avevano scambiato opinioni sul vecchio trattato sino-sovietico e su altre questioni, raggiungendo un’intesa sui punti essenziali;
- Rilasciare una dichiarazione congiunta che riassumesse i punti chiave delle relazioni bilaterali.
La prima opzione era chiaramente quella favorita da Mao, il quale sottolineò che formalizzare le relazioni sino-sovietiche attraverso un nuovo trattato avrebbe portato enormi vantaggi, avrebbe entusiasmato il popolo cinese e fornito un importante capitale politico per opporsi alle potenze imperialiste e rivedere i trattati ineguali firmati in passato. Molotov approvò subito la prima proposta, definendola “una buona soluzione”. In seguito, entrambe le parti cominciarono a preparare la visita di Zhou Enlai a Mosca per partecipare ai negoziati.
Il 20 gennaio 1950, il Primo Ministro e Ministro degli Esteri cinese Zhou Enlai guidò una delegazione governativa a Mosca per avviare i negoziati ufficiali con l'Unione Sovietica riguardanti la stipula di un nuovo trattato e accordi bilaterali. La sera del 22 gennaio, le due parti iniziarono le trattative ufficiali. All'inizio dei colloqui, Stalin dichiarò che il precedente trattato, firmato nel 1945 durante la guerra contro il Giappone, era ormai superato e necessitava di revisione. Mao Zedong sottolineò l'importanza di formalizzare le relazioni amichevoli esistenti tra Cina e Unione Sovietica attraverso un nuovo trattato, distinguendolo chiaramente dal precedente. Egli propose che il nuovo trattato includesse cooperazione politica, economica, diplomatica, militare e culturale, con particolare enfasi sulla cooperazione economica.
Durante l'incontro del 22 gennaio, su proposta di Stalin e con l'approvazione di Mao, i Ministri degli Esteri Andrej Vyšinskij e Zhou Enlai furono incaricati della redazione del nuovo trattato. Dopo diverse revisioni, le due parti raggiunsero un consenso sul contenuto del testo. Il nuovo trattato, denominato "Trattato di Amicizia, Alleanza e Mutua Assistenza Sino-Sovietico", comprendeva sei articoli e aveva una durata di 30 anni[13].
Gli obiettivi principali del trattato erano: rafforzare l'amicizia e la cooperazione tra Cina e Unione Sovietica; prevenire la rinascita dell'imperialismo giapponese e l'aggressione da parte di altri stati; consolidare la pace duratura e la sicurezza nel mondo, in conformità con gli obiettivi e i principi delle Nazioni Unite. Il trattato prevedeva che, in caso di aggressione da parte del Giappone o di stati alleati con esso, le due parti si sarebbero fornite mutua assistenza militare e di altro tipo. Inoltre, le due nazioni si impegnavano a sviluppare e consolidare le relazioni economiche e culturali, offrendo reciproca assistenza economica e cooperazione necessaria. Il trattato includeva anche una clausola che prevedeva consultazioni reciproche su tutte le questioni internazionali di interesse comune.
Successivamente, i rappresentanti dei due paesi condussero negoziati approfonditi su tre questioni di grande importanza: la Ferrovia Orientale Cinese, il porto di Lüshun e la città di Dalian. Nonostante le divergenze emerse durante le trattative, entrambe le parti fecero concessioni reciproche per raggiungere un accordo. La parte sovietica si dichiarò disposta a rinunciare quanto prima ad alcuni privilegi ottenuti dal governo del Kuomintang. Tenendo conto della necessità di difendersi congiuntamente dall'imperialismo, la Cina ha accettato un periodo di transizione.
L'accordo finale fu raggiunto:
- La parte sovietica avrebbe trasferito tutti i diritti e tutte le proprietà della Ferrovia Cinese di Changchun al governo cinese, a titolo gratuito, entro e non oltre la fine del 1952,
- La parte sovietica avrebbe ritirato la sua guarnigione da Lüshun entro la fine del 1952 e trasferito le strutture nella zona al governo cinese, la Cina avrebbe pagato il costo del restauro e della costruzione di Lüshun
- La parte sovietica garantì di cedere completamente i diritti amministrativi di Dalian al governo cinese, e la Cina acconsentì che la questione del porto franco di Dalian sarebbe stata affrontata dopo la firma del trattato di pace con il Giappone.
Il trattato fu ufficialmente firmato il 14 febbraio 1950 al Cremlino, segnando un'importante pietra miliare nelle relazioni sino-sovietiche.
Per quanto riguarda la questione del prestito, secondo l'idea di Mao Zedong che "è meglio prendere in prestito poco piuttosto che molto", la parte cinese propose un prestito di 300 milioni di dollari, da restituire entro tre anni. Stalin dichiarò che il periodo di rimborso poteva essere esteso a dieci anni, con un tasso d'interesse annuale estremamente favorevole dell'1%. Dopo che fu raggiunto l’accordo sul prestito, la parte sovietica chiese che la Cina fornisse, in cambio, materie prime strategiche di cui l’URSS era carente — tungsteno, stagno e antimonio — per rimborsare il prestito; le due parti firmarono a tal fine un protocollo segreto. In seguito, le due parti raggiunsero anche un accordo per la creazione in Cina di quattro imprese miste nei settori del petrolio, dei metalli non ferrosi, dell’aviazione e della cantieristica navale. Questa fu la prima esperienza della Nuova Cina nell’utilizzare capitale straniero per promuovere l’industrializzazione.
Infine, riguardo alla questione del supporto aereo, durante i negoziati si verificò un bombardamento su Shanghai da parte dell’aviazione del Kuomintang (nazionalisti) proveniente da Taiwan; la parte cinese chiese quindi che l’URSS inviasse forze aeree per proteggere la Cina orientale. Stalin accettò di fornire assistenza, ma propose che Cina e Unione Sovietica firmassero un accordo supplementare segreto, in cui si stabiliva che né nella regione dell’Estremo Oriente e dell’Asia centrale sovietiche, né nel nord-est e nello Xinjiang cinesi, sarebbe stato concesso ad altri paesi (principalmente Stati Uniti, Regno Unito e Giappone) il diritto di affitto o concessione, né sarebbe stato permesso a cittadini di paesi terzi di svolgere attività economiche o di altro tipo. Dopo ripetute considerazioni, la parte cinese accettò. In seguito, Stalin dichiarò che i beni giapponesi confiscati dall’Armata Rossa nel nord-est della Cina, così come la chiesa ortodossa posseduta dall’URSS a Pechino, sarebbero stati consegnati alla Cina.
Il 14 febbraio 1950, al Cremlino di Mosca si tenne la cerimonia di firma del Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza tra Cina e URSS, dell’Accordo sino-sovietico sulla Ferrovia Cinese di Changchun, sul porto di Lüshun e su Dalian, e dell’Accordo sul prestito allarmato all’URSS alla Repubblica Popolare Cinese. Zhou Enlai e Vyšinskij firmarono i documenti a nome dei rispettivi governi, alla presenza di Stalin e Mao Zedong. Nello stesso giorno, le due parti pubblicarono un comunicato sull’avvenuta firma dei nuovi trattati e accordi, dichiarando al contempo che i precedenti trattati sino-sovietici erano ormai privi di validità.
Il 17 febbraio, Mao Zedong, Zhou Enlai e gli altri membri della delegazione lasciarono Mosca per rientrare in patria. La firma del Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza tra Cina e URSS, insieme agli accordi correlati, rappresentò un importante successo diplomatico per la Nuova Cina. L’11 aprile, il trattato e gli accordi annessi furono formalmente ratificati dal Comitato del Governo Popolare Centrale della Repubblica Popolare Cinese e dal Presidium del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica.
Nel ratificare il trattato, Mao Zedong sottolineò:
Sviluppi successivi
Il "Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza sino-sovietico" permise l'inizio dell'industrializzazione della Repubblica Popolare Cinese, ed i sovietici aiutarono i cinesi a ricostruire il paese profondamente distrutto da 30 anni di guerre. La Cina ottenne il beneficio del trattato e degli accordi annessi in particolar modo negli anni '50, tuttavia i rapporti tra i due paesi si deteriorarono in seguito al XX Congresso del PCUS ed al processo di destalinizzazione avviato da Nikita Chruščëv, posizioni aspramente condannate da Mao e dalla dirigenza cinese in quanto avrebbero condotto l'Unione Sovietica ad una fase revisionistica di restaurazione del capitalismo[15].
Sebbene il Trattato avesse validità di trenta anni, scadendo nel 1980, già nella seconda metà degli anni '50 il trattato aveva solo validità nominale a causa del deterioramento dei rapporti sino-sovietici, portando a conflitti di frontiera nel 1969 ed al supporto di fazioni opposte come nella Guerra Cambogiano-Vietnamita in cui i sovietici supportarono i vietnamiti che invasero la Cambogia, supportata dalla Cina.
Alla sua scadenza, nel 1980, i governi sovietico e cinese decisero di non rinnovare il trattato, a causa delle profonde divergenze e discrepanze tra i due paesi che hanno generato conflitti. Un riavvicinamento ed un'amicizia sino-russa fu ottenuta solo nel XXI secolo e ne stanno beneficiando gli attuali governi della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese.
In epoca staliniana, il "Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza sino-sovietico" e più in generale l'alleanza tra la Repubblica Popolare Cinese e l'Unione Sovietica furono tuttavia celebrati e glorificati dalla propaganda di entrambi i paesi, con poster, documentari e canzoni che celebrarono a livello internazionale i due paesi. I sovietici realizzarono ad esempio il documentario La Cina libera (1951). E' altrettanto significativa anche la canzone Mosca-Pechino (in russo Москва–Пекин, in cinese 莫斯科—北京), composta nel 1949 da Vano Muradeli con il testo di Michail Veršinin[16].
Fonti
Molte informazioni provengono dalla pagina del Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza sino-sovietico sul sito di Baike Baidu, un'enciclopedia cinese simile a Wikipedia. Alcune informazioni sul paragrafo "Preludio storico" sono state modificate in quanto riportavano una versione distorta sulla politica estera sovietica dell'epoca, inoltre alcune informazioni sono state riportate anche su fonti nostrane/occidentali.
La voce di Baike Baidu citata prima riporta anche il testo integrale del Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza sino-sovietico e degli accordi ottenuti da Cina e Unione Sovietica nel 1950.
Note
- ↑ https://www.todayonhistory.com/2/14/ZhongSuYouHaoTongMengHuZhuTiaoYue-ZaiMoSiKeQianDing.html (in cinese) [ARCHIVIATO]
- ↑ La prima visita di Mao Zedong in Unione Sovietica e la politica diplomatica della Nuova Cina - Danghi (cpnews.cn) (in cinese)
- ↑ 1950年2月14日 中苏两国签订友好同盟互助条约.中国网 (in cinese) [ARCHIVIATO]
- ↑ 1950年,周恩来首次出访苏联,双方签订《中苏友好同盟互助条约》 (in cinese)
- ↑ Amedeo Curatoli: In ricordo di Salvatore Marseglia - Marxismo-Leninismo Forumfree
- ↑ La Mongolia è tutt'ora rivendicata dall'entità cinese che governa sull'Isola di Taiwan.
- ↑ 7,0 7,1 Il grande capolavoro di Mao: la rivoluzione cinese e l'edificazione del socialismo in Cina - Marxismo-Leninismo Forumfree
- ↑ Partito Comunista Cinese
- ↑ AA.VV (2024): Storia della Guerra di Corea, Reggio Emilia, Anteo Edizioni. nei primi capitoli del libro si parla delle mire espansionistiche americane in Asia.
- ↑ 10,0 10,1 Trattato sino-sovietico del 1950 - Baike Baidu (in cinese)
- ↑ 11,0 11,1 Conversazione tra Stalin e Mao - Neodemocracy (in inglese)
- ↑ Che avvenne nel periodo 1952-1953: Мао Цзэдун. Избранные произведения (в 4-х томах). — Москва: Издательство иностранной литературы, 1952—1953
- ↑ Treaty of Friendship, Alliance, and Mutual Assistance - Enciclopedia Britannica (in inglese)
- ↑ Mao Zedong (1950): Speech on Departure from Moscow - Marxists Internet Archive (in inglese)
- ↑ The Great Debate: Documents of the Sino-Soviet splits - Marxists Internet Archive (in inglese)
- ↑ Москва–Пекин / 莫斯科—北京 - Moscow–Beijing (Sino-Soviet Friendship Song) [Full Choir Version] - YouTube (GETChan)